Immaginiamo di trovarci in un caldissimo pomeriggio estivo, insieme al nostro gruppo di amici, ad entrare in una gelateria: trovandoci di fronte al bancone dei gelati sperimentiamo di certo un iniziale momento di confusione e trepidante desiderio di mangiare tutti i gusti di gelato presenti.
Alla fine però, riusciamo sempre a scegliere alcuni gusti, alcuni dei nostri amici scelgono sempre gli stessi, altri sperimentano gusti vari, altri ancora hanno avuto il coraggio di scegliere davanti i nostri occhi gusti di gelato a nostro avviso immangiabili (dai, non ditemi che nessuno di voi ha storto il naso di fronte al gelato “Puffo”… ma che è?? Colorante allo stato puro.).
Avendo compiuto ognuno la sua scelta, siamo tutti contenti del nostro gelato, ce lo gustiamo felicemente ed è davvero improbabile che il famoso amico che avesse scelto il gusto “puffo” si sia sentito inadeguato per aver preso un gelato “impopolare”.
Vi stare chiedendo dove vogliamo arrivare… semplice no? I gusti sono gusti. Non abbiamo il diritto di sindacare sui gusti altrui, né che si tratti di gelato, né che si tratti di abbigliamento, né che si tratti di partner sessuali e sentimentali. L’orientamento sessuale è una questione di gusti!
Nell’agosto 2019 “Il fatto quotidiano” riporta un fatto di cronaca che vede protagonista un ragazzo di Modena, il quale aveva nei suoi programmi qualcosa di semplicissimo e molto prevedibile dato il periodo: andare in vacanza. Come mai è finito sul giornale? La proprietaria del B&B che ha prenotato tramite una piattaforma online si è rifiutata di accettare la prenotazione dopo aver appreso che il ragazzo sarebbe stato in compagnia… del suo ragazzo.
La domanda che lascia (almeno noi) davvero perplessi è: perché il gestore di un albergo dovrebbe interessarsi della vita intima e privata dei suoi ospiti? Senza entrare nel merito della questione discriminatoria (perché di discriminazione a tutti gli effetti si tratta), il “problema” sta a monte. Prima ancora di addentrarsi in tutte le analisi psicologiche, sociologiche e culturali del caso ognuno di noi può provare a dare una risposta alla domanda “ma perché mai, nel 2019, i gusti sessuali di una persona possono essere oggetto di discussione (e discriminazione) da parte di altre persone?” “Perché non riusciamo a percepire i gusti sessuali e sentimentali proprio come percepiamo i gusti del gelato?”.
Nonostante finalmente la comunità LGBT+ inizia ad amalgamarsi con la società e a dover combattere battaglie meno dure (seppur ancora necessarie) per chiedere il rispetto dei propri diritti in quanto persone, la cultura è qualcosa di potentissimo e dominante. I valori culturali del nostro contesto di appartenenza ci influenzano in modo davvero forte e necessitano di molto tempo per cambiare in modo profondo. Il cambiamento è sicuramente iniziato, ma finché ci saranno episodi di questo tipo (per non parlare neanche degli episodi di violenza e bullismo) ciascuno di noi deve sentirsi responsabile per non stare veicolando il cambiamento nei limiti delle sue possibilità!
Essere “politically correct” oggi va molto di moda, la maggior parte delle persone soprattutto tra le generazioni più giovani ci tiene a specificare “no ma io non ho niente contro i gay, anzi! Ho un sacco di amici gay”. Ecco, questo non è sufficiente a promuovere il cambiamento di cui si parlava.
Finché si verificheranno episodi di discriminazione, odio, violenza, è un dovere civico e morale, specialmente per i più giovani, innnanzitutto fermarsi a riflettere in prima persona e in secondo luogo stimolare chi ci sta intorno a riflettere insieme a noi.
Nel 2018 a Budapest, Ungheria, sono stati cancellati 15 spettacoli teatrali all’Opera, in linea con un’aggressiva propaganda anti-gay secondo cui “Billy Elliot” spinge i ragazzi a diventare omosessuali. Senza uscire troppo dal nostro orticello, in Italia è stato stimato un numero di 20.000 persone l’anno che si rivolgono alla gay help line per discriminazioni, violenze e abusi perpetrati nei propri confronti in quanto gay. Un ragazzo di Napoli di 14 anni, sempre nel 2018, è stato affidato ai servizi sociali dopo aver chiesto aiuto a causa del fatto che i suoi genitori, dopo aver appreso del suo orientamento sessuale, lo torturavano gettandogli benzina sulle caviglie a cui poi davano fuoco, provocando ustioni.
Fortunatamente casi così gravi sono isolati e non ancora troppo frequenti, ma finché anche una sola persona non potrà esprimere il proprio orientamento sessuale come si esprime la preferenza per uno o per l’altro gelato, avremo di sicuro molta strada da fare.
Il simbolo del “Gay Pride”, di cui sicuramente avrete sentito parlare, è una bandiera a colori. Interrogarsi sul significato dei simboli aiuta sempre a capire qualcosa in più riguardo a ciò che ci circonda. La valenza di questo simbolo è duplice: da un lato richiama la bandiera mondiale simbolo della Pace, a indicare “l’innocuità” della comunità LGBT+ che chiede davvero una cosa estremamente “innocente”, ovvero come già detto il rispetto della loro libertà che, almeno in Italia secondo la nostra costituzione, dovrebbe essere garantito ad ogni cittadino e cittadina in quanto persona. Anche i modi di chiedere il rispetto dei diritti sono estremamente pacifici, con manifestazioni non violente e campagne di sensibilizzazione.
Il secondo aspetto del simbolo del pride è forse più su libera interpretazione: la bandiera colorata.
Di sicuro i vari colori rappresentano la diversità, ai nostri occhi rappresentano la bellissima e vivace diversità che colora il mondo e lo rende un posto unico, meraviglioso, irripetibile (proprio come ogni singolo individuo) in cui ognuno è libero di dare il suo contributo, libero di seguire la propria natura e i propri “gusti”, libero di dare la sua personalissima pennellata di colore.
La diversità è colore e la comunità LGBT+ l’ha capito bene, molto prima di tutto il resto del mondo, ed è molto fiera (pride appunto) di condividere questo messaggio con chi ancora non ci è arrivato.